La rabbia silvestre ricompare in Italia

Nell’ottobre del 2008 la rabbia è ricomparsa in Italia; il primo focolaio è apparso nel territorio del Comune di Resia (UD), a seguito dell’evolversi dell’epidemia che interessa i paesi dell’est limitrofi (Slovenia e Croazia).
Nel corso del 2009 e inizio 2010 l’epidemia si è diffusa in direzione Sud-Ovest, comprendendo il Friuli Venezia Giulia, il Veneto in particolare la provincia di Belluno, fino ai casi più recenti riscontrati nella provincia di autonoma di Trento.

La prevalenza dei casi ha interessato gli animali selvatici, per lo più le volpi, che rappresentano il principale serbatoio della malattia, ed alcuni caprioli e tassi. Sono stati riscontrati positivi anche animali domestici tra cui cani, gatti un cavallo ed un asino.

Le autorità veterinarie nazionali e locali hanno messo in atto tutte le misure sanitarie necessarie al controllo della diffusione della malattia.

Nell’Ordinanza Ministeriale del 26 novembre 2009, sono stati disposti i seguenti provvedimenti:

  • obbligo di vaccinazione antirabbica dei cani e altri animali da compagnia sensibili al seguito di persone che si recano nelle zone interessate
  • obbligo di vaccinazione dei cani di proprietà e degli animali domestici sensibili condotti al pascolo nelle zone interessate
  • limitazione della circolazione dei cani ivi inclusi quelli utilizzati nella pratica venatoria
  • campagne di vaccinazione orale delle volpi, mediante vaccino addizionato a specifiche esche distribuite sul territorio interessato dalla malattia e in un’ampia zona di protezione circostante
  • intensificazione del monitoraggio degli animali selvatici nel territorio

In particolare Il Ministero della Salute precisa che:

  • è stato attivato dal dicembre 2009 un piano di vaccinazione orale delle volpi nei confronti della rabbia che ha interessato le Regioni del nord-est italiano. Entro la fine del 2010 saranno completate quattro campagne di vaccinazione, effettuate con mezzi aerei, su un’area di oltre 30.000 kmq;
  • le procedure messe in atto sono in accordo con le raccomandazioni della Comunità europea e dell’Organizzazione mondiale della sanità animale e consentono di ridurre il rischio che la malattia si estenda alle regioni confinanti;
  • è attivo un sistema di sorveglianza negli animali selvatici che garantisce un’individuazione rapida di nuovi casi di malattia. Nelle aree a rischio è obbligatoria la vaccinazione degli animali domestici, cani, gatti, bovini, ovicaprini e cavalli che si recano al pascolo.

Grazie a questi interventi sanitari la malattia è ritenuta sotto controllo e al momento si assiste ad una riduzione dei casi accertati: infatti si è passati dalle 49 positività al virus registrate nelle volpi nel mese di gennaio 2010, ai 9 casi dell’ultimo mese (giugno 2010). Pertanto allo stato attuale non si ritiene necessario apportare modifiche essenziali alla strategia sinora adottata.

Fonti: Ministero della Salute

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